Uova fatali di Michail Bulgakov

«Nella striscia rossa, e poi in tutto il disco, ben presto mancò lo spazio e iniziò un’inevitabile lotta. Le neonate si gettavano ferocemente l’una contro l’altra, si sbranavano e si fagocitavano. Fra loro giacevano i cadaveri di quante erano cadute nella lotta per la sopravvivenza. Vincevano le migliori e le più forti. E queste migliori erano terribili. In primo luogo superavano di circa due volte le dimensioni delle amebe comuni, e in secondo luogo si distinguevano per una particolare cattiveria e vitalità».

Uova fatali di Michail Bulgakov

 

Uova fatali di Michail Bulgakov è un racconto di fantascienza ambientato nel 1928, scritto nel 1924. Venne pubblicato l’anno seguente, a febbraio, sul sesto numero di un almanacco, «Nedra», titolo che in russo significa “sottosuolo, viscere della terra”. Bulgakov lavora parallelamente anche a Diavoleide e a Cuore di cane con risultati che segnano uno stacco netto rispetto alla sua produzione narrativa precedente. Porta a compimento un percorso di affinamento dello stile e della struttura delle storie, che diventano più complesse, corpose, intricate. Inizia a sviluppare temi e caratteristiche che apparterranno poi al capolavoro Il Maestro e Margherita, scritto e riscritto per ben dodici anni, tra il 1928 e il 1940. 

 

La fantascienza russa

Il genere letterario della fantascienza era diffuso in Russia già nel diciannovesimo secolo. Con i due racconti lunghi, Cuore di cane e Uova fatali, Michail Bulgakov si inserisce perfettamente nel clima culturale postrivoluzionario. In quel periodo, aumenta la diffusione di romanzi e opere teatrali che uniscono suggestioni della ricerca scientifica e della fantasia. La fantascienza russa annovera autori d’eccellenza come Aleksej Nikolaevič Tolstoj, autore di Aelita (1922), da non confondere con Lev, Evgenij Ivanovič Zamjatin, che nel 1924 si diverte a scrivere Noi, satirico e distopico, e Aleksandr Beljaev, che pubblica decine di romanzi e racconti tra il 1925 e 1941.

Trama e personaggio principale

All’Istituto di zoologia di Mosca imperversa il caratteraccio del professor Vladimir Ipat’evic Persikov, protagonista strampalato e indimenticabile del racconto lungo Uova fatali di Michail Bulgakov. Un giorno, durante i suoi esperimenti, nota che una particolare luce influisce sulla crescita delle amebe che sta osservando al microscopio. I piccoli animaletti diventano abnormi e aggressivi. Divorano le amebe più fragili e si riproducono a dismisura. Giornalisti e funzionari delle istituzioni governative vengono a sapere della scoperta del “raggio rosso”. Qualcuno ha un’idea audace: usare il raggio di Persikov per rimediare alla peste aviaria che ha ucciso polli e galline in tutta l’Unione sovietica.

Uova fatali di Michail Bulgakov: l’ambientazione

La storia raccontata da Bulgakov nel racconto di fantascienza Uova fatali è ambientata in parte a Mosca e in parte nel governatorato di Smolensk, a Koncovka. La capitale dell’Unione Sovietica è raccontata come una città vivace, in cui gli strilloni vendono i quotidiani per strada. Si fa riferimento in modo preciso alla via dove abita Persikov e a quella dell’Istituto zoologico dove lavora instancabilmente. Il sovchoz di Koncovka è immerso nella natura, poco distante da un delizioso laghetto. Qui Rokk intraprende il suo piano di ricostituire la popolazione di polli e galline con il raggio rosso di Persikov.

Lo stile del racconto di Bulgakov

Sul piano stilistico, l’inquietante novella di fantascienza Uova fatali di Michail Bulgakov si caratterizza per discorsi diretti vivaci e descrizioni puntuali, limpide, coinvolgenti. In tutte le pagine, aleggia il sorrisetto complice dell’ironia, come quando l’autore racconta della peste aviaria che ha ucciso polli e galline in tutta l’Unione Sovietica:

«Giunta a nord fino ad Archangel’sk e Sjumkin Vyselok, la moria si fermò da sola per il semplice motivo che non poteva andare oltre: nel Mar Bianco, come è noto, le galline non allignano».

I temi del racconto lungo Uova fatali

Il funzionario che si reca da Persikov e lo costringe a cedergli i macchinari del raggio rosso per usarli sulle uova si chiama Aleksej Semënovič Rokk. Il nome evoca la parola russa corrispondente al significato di “destino”, “rok”. Il professore sorride, come sembrerebbe inevitabile: addirittura il “fato” ha con sé un documento ufficiale del Crimlino. Al tema del destino, si affiancano quello della natura scatenata e mortifera e quello della burocrazia che si autoalimenta nell’inerzia delle possibilità.

Il mostruoso e il terrificante

Gli oggetti della natura nella breve novella fantascientifica di Bulgakov sono lo stadio embrionale del mostruoso e del terrificante. Infatti, è proprio da semplici uova che nascono gli esseri giganteschi, raccapriccianti e violenti che determinano la svolta più agghiacciante della storia. La narrazione è estremamente spaventosa. Mentre leggi ti senti quasi come se i mostri dovessero d’un tratto comparire alle tue spalle. L’inquietudine cresce di pagina in pagina, fino allo scioglimento del finale.

Bulgakov cita un altro grande scrittore di fantascienza

In Uova fatali, Bulgakov cita un racconto di Herbert George Wells del 1904, Il cibo degli Dei (The Food of the Gods). Infatti, la trama della novella dello scrittore russo riprende in parte quella della breve storia di Wells. Ecco qui il brano con il riferimento esplicito:

«Professor Persikov, lei ha scoperto il raggio della vita!».
Un tenue rossore apparve sugli zigomi pallidi e mal rasati di Persikov.
«Be’, suvvia», borbottò.
«Lei», proseguì Ivanov, «lei acquisterà un tale nome… Mi gira la testa. Capisce», continuava appassionatamente, «Vladimir Ipat’ič , gli eroi di Wells rispetto a lei sono solo idiozie… E io che pensavo che fossero favole… Ricorda il suo The food of the Gods?»
«Ah, è un romanzo», rispose Persikov.
«Ma sì, santo cielo, e anche famoso!».
«L’ho dimenticato», rispose Persikov, «ricordo di averlo letto, ma l’ho dimenticato».

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